I Giochi della XVII Olimpiade , noti anche come Roma 1960 , si sono svolti a Roma , in Italia , dal 25 agosto all'11 settembre 1960 .
Roma si era già aggiudicata l'organizzazione dei Giochi Olimpici del 1908 , ma a seguito dell'eruzione del Vesuvio del 1906 rinunciò a tale evento, cedendo l'onore dell'organizzazione alla città di Londra .
In precedenza soltanto un'altra città italiana era stata sede di evento olimpico : Cortina d'Ampezzo , che nel 1956 fu sede dei VII Giochi olimpici invernali .
La fiamma olimpica attraversò l'Egeo e la Magna Grecia richiamando alla memoria i campioni dell'antichità .[3] Alla vigilia dell'inaugurazione gli atleti si riunirono in Piazza San Pietro per ricevere la benedizione di Giovanni XXIII . Il giuramento fu pronunciato da Adolfo Consolini , che in quell'occasione stabilì il record assoluto di partecipazioni olimpiche (quattro).
Gli iscritti furono oltre cinquemila (5393) e le Nazioni partecipanti ottantaquattro.
Il bel tempo aiutò il raggiungimento di buoni risultati tecnici, basta pensare ai venti primati olimpici e ai quattro primati mondiali migliorati nell'atletica leggera maschile e ai dodici olimpici e tre mondiali in quella femminile. Nelle gare veloci, dopo trent'anni di predominio gli statunitensi persero l'oro sui 100 metri consegnandolo al primatista tedesco Armin Hary ; nella distanza doppia per la prima volta prevalse un mediterraneo , Livio Berruti , che eguagliò il record mondiale; nel salto in alto apparve il sovietico Valeri Brumel , che con la tecnica ventrale risulterà uno dei migliori esponenti in assoluto della disciplina; nella velocità femminile si mise in luce Wilma Rudolph (oro nei 100 metri piani , 200 metri piani e staffetta 4 x 100 metri ) colpita da poliomielite nella prima infanzia e ricca di talento e volontà.
La stessa tendenza si ebbe nel nuoto , con tre record mondiali in campo maschile e quattro in quello femminile e con un dominio complessivo degli australiani e degli statunitensi .
Miglioramenti tecnici si ebbero anche nel sollevamento pesi , dove proseguì la supremazia della scuola dell'Europa orientale , e nel ciclismo su pista , dove gli italiani si misero in evidenza. La disputa della prima medaglia d'oro risultò fatale al venticinquenne ciclista danese Knud Enemark Jensen che durante la cronometro a squadre crollò a terra colpito da un'insolazione.[3]
Nella scherma , gli atleti sovietici si inserirono nella spartizione delle medaglie rompendo la tradizionale egemonia latina; l'introduzione del fioretto elettrico premiò qualità come la resistenza degli atleti a scapito dell'eleganza e dell'astuzia.[3]
Nella ginnastica si assistette al consueto dominio dello squadrone sovietico, contrastato efficacemente solo dai sorprendenti ginnasti giapponesi , che misero al collo ben quattro ori.
Venne scalfito, invece, il mito dell'invincibilità dei mediorientali nella lotta , dato che sia nella lotta libera sia in quella greco-romana le medaglie furono maggiormente ripartite fra occidentali , orientali e mediorientali.
Questa Olimpiade vide sfumare altre consuetudini come quella della vittoria dell'India nell'hockey su prato e quella dell'imbarcazione statunitense nell'otto del canottaggio ; nel primo caso fu il Pakistan ad arrecare la prima delusione agli indiani, mentre nel secondo caso furono i tedeschi, in forte ascesa in questa disciplina, a soffiare l'oro agli statunitensi .
Una particolarità riguarda il cronometraggio, che solo in questa occasione non fu effettuato dalla Omega SA , ma dalla Federazione Italiana Cronometristi , con la presenza di 82 cronometristi provenienti da quasi tutta Italia (tra questi il futuro scrittore Luciano De Crescenzo ) e che hanno rilevato e certificato le prestazioni degli atleti e i record nelle gare di atletica, nuoto, ciclismo, canottaggio, pugilato e sport equestri. Alcune apparecchiature "storiche" utilizzate nell'occasione sono conservate presso la sede della FICr a Roma e presso il Museo del Cronometraggio a Bari.
Per la prima volta, inoltre, ai Giochi Olimpici di Roma, la televisione coprì buona parte del programma di gare; la Rai produsse 106 ore di trasmissione, riprodotte (prima volta per un'Olimpiade estiva dopo Cortina 1956) in tutta Europa in Eurovisione : una quantità notevole considerata l'esistenza, comune praticamente in tutta Europa, di un solo canale. In America, la statunitense CBS , la canadese CBC e Telesistema Mexicano trasmisero un certo numero ore montando da Roma alcuni eventi, inviando poi tutto a Londra e da lì al continente.
Grande successo di critica e pubblico in tutto il mondo anche per il film ufficiale sull'evento La grande Olimpiade , prodotto dall'Istituto Luce e diretto dal regista documentarista Romolo Marcellini , che ottenne una nomination all'Oscar nel 1962 e il premio d'oro al Festival di Mosca.[4]